Tante le collaborazioni, da Calvin Klein a Krizia, Trussardi ed altri. Quanto hanno contaminato la tua visione creativa, o quanto hai contaminato tu la loro?
Ognuno di loro, a suo modo, mi ha aiutato a prendere coscienza di ciò che sono. Della creatività che c’era in me, e a comprendere come trasformarla rendendola reale.
Non ho mai cercato di contaminare la natura del brand che ero chiamato a dirigere, ma rispettarla rappresentandolo al meglio.
C’è un elemento comune che ti accompagna in ogni tua creazione?
E se ti chiedessi: cos’è un abito? Cosa racchiude? Io ti risponderei con certezza che in lui si racchiude tutta la nostra “esperienza”. Quella fatta di storie.
Di quelle più private, personali custodite dentro di noi nel luogo più onirico insieme ai segreti. Pulsioni così palpabili perché fatte di emozioni, memorie, vissuti. Storie talmente radicate dentro di te da sentirne la consistenza.
Ed il mio sentire è così forte e dirompente dentro di me da non poterlo frenare, se non farlo sbocciare in un racconto autentico, narrato dagli abiti, scritto con il linguaggio di stoffe plasmate con mani pregevoli e lavorazioni così ricche nel decorare la pelle, accarezzandone l’anima.