15 ore per attraversare parte dell’Italia, la Slovenia e tutta l’Ungheria per essere lì a Záhony ultimo avamposto dell’Unione Europea a 6 km da “Čop”, ”confine Ucraino”, collegato con la vita attraverso lo snodo ferroviario di Záhony.
Sono le 19,30, buio fondo, luci giallo ocra lungo il ciglio della strada creano insieme al silenzio una strana atmosfera quasi surreale. Ci dirigiamo verso la stazione e prendiamo subito contatto con alcuni rappresentanti del Cesvi: organizzazione umanitaria italiana presente in 23 Paesi fondata a Bergamo nel 1985.
15 ore per attraversare parte dell’Italia, la Slovenia e tutta l’Ungheria per essere lì a Záhony ultimo avamposto dell’Unione Europea a 6 km da “Čop”, ”confine Ucraino”, collegato con la vita attraverso lo snodo ferroviario di Záhony.
Sono le 19,30, buio fondo, luci giallo ocra lungo il ciglio della strada creano insieme al silenzio una strana atmosfera quasi surreale. Ci dirigiamo verso la stazione e prendiamo subito contatto con alcuni rappresentanti del Cesvi: organizzazione umanitaria italiana presente in 23 Paesi fondata a Bergamo nel 1985.
Qui conosciamo Alice e Thomas i quali ci accompagnano presso la struttura dove avremmo dovuto consegnare gli aiuti umanitari portati dall’Italia. E successivamente presso la scuola divenuta Centro di raccolta, dove donne, bambini e anziani possono riposare in attesa di essere smistati in altre città dell’Ungheria o in altri Paesi tramite Ong presenti sul territorio.
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